Cammino dei Sette Laghi

1° TAPPA
Sarche – Monte Terlago

2° TAPPA
Monte Terlago – Vezzano

3° TAPPA
Vezzano – Vigo Cavedine

4° TAPPA
Vigo Cavedine – Pietramurata

5° TAPPA
Pietramurata – Sarche

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3° TAPPA

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3° Tappa: Elementi di particolare interesse

Pozzi glaciali

I pozzi glaciali sono l’evidente testimonianza delle antiche glaciazioni. L’abate e scienziato lombardo Antonio Stoppani fu tra i primi, nell’800, a studiare i fenomeni glaciali di questa valle, tanto che il sentiero geologico-naturalistico nei dintorni di Vezzano prende proprio il suo nome. I ghiacciai scavarono questi pozzi glaciali nella roccia raggiungendo, nel periodo di massima estensione circa 35.000 anni fa, uno spessore di poco meno di un chilometro. Conosciuti anche come “marmitte dei giganti” i pozzi glaciali nei dintorni di Vezzano si trovano nelle falde inferiori del versante nord-ovest del Monte Bondone e sono stati generati dall’azione dell’ultima glaciazione Wurmiana e dall’acqua che scorreva sia sotto sia sopra il ghiacciaio.

Lago di Lagolo

Il Lago di Lagolo, di origine alpina, è il più piccolo specchio d’acqua balneabile della provincia. Si trova a 950 metri di altitudine ed è incorniciato da prati e alcuni tratti di canneti. È il luogo perfetto per una sosta ed è possibile compiere l’intero perimetro con una passeggiata alla portata di tutti.

Madruzzo

Questa frazione è celebre per il suo castello, le cui prime testimonianze risalgono al 1161 e fin dall’inizio intrecciò la propria storia con quella della famiglia dei Madruzzo, sempre fedeli ai principi vescovi di Trento. Nel 1389 la proprietà del castello venne persa dai Madruzzo e passò da varie famiglie e l’ultimo proprietario iniziò a farsi chiamare Madruzzo, quasi per tornare alle origini della storia del maniero, che peraltro rimodernò e migliorò con nuove tecniche difensive. Nacque qui Cristoforo Madruzzo, che iniziò il Concilio di Trento e primo dei principi vescovi che per più di un secolo governarono il territorio trentino. Il castello si ampliò e divenne residenza dei principi vescovi che ospitavano feste e personalità importanti. Dalla seconda metà del ‘600 il castello cambiò ancora numerosi proprietari, subì violentemente il passaggio dell’esercito del generale Vendome in Trentino durante la guerra di successione spagnola; dal 1963 è di proprietà della famiglia Montagna di Milano ma non è purtroppo aperto al pubblico se non in occasione di rari eventi speciali. 

Da non perdere nella località di Madruzzo è la Chiesa di Santa Maria Lauretana, dedicata al culto della Madonna di Loreto e costruita nel 1645 dall’ultimo principe vescovo della famiglia Madruzzo. Composta da un’unica navata dipinta con un cielo stellato su sfondo bianco. Vi sono inoltre due cappelle (una dedicata a San Thomas Becket e una alla Sacra Famiglia) e una sagrestia. Le pareti dell’aula, in finti mattoni, sono dipinte con gli episodi della vita della Madonna e l’altare marmoreo custodisce una copia della statua della Madonna di Loreto con Bambin Gesù. Il campanile successivo (della metà del ‘700) venne usato dai partigiani locali come stazione radio durante il secondo conflitto mondiale.

Lasino

Questa località è conosciuta anche come Alpe di Trento ed è caratterizzata da case in stile medievale e rinascimentale. Nei dintorni del paese sono invece evidenti le tracce degli insediamenti romani e tra le cose da non perdere vi sono senza dubbio la Cappella del Sacro Crocifisso e la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo; quest’ultima è situata su un colle dal quale domina l’intero abitato e custodisce al proprio interno numerosi affreschi. Nella Cappella del Santo Crocifisso si trova il grande crocifisso che veniva portato in processione durante i periodi di siccità per invocare le piogge necessarie alla vita del paese. In sole due ore di camminata, da Lasino si arriva sul Monte Bondone mentre per gli appassionati di archeologia è consigliato il tratto di sentiero che da Castel Madruzzo conduce a Cavedine.

Chiesa di San Siro

La chiesetta di San Siro è adagiata sul colle sopra il paese di Lasino. Fin dal 1307 troviamo testimonianze di questo edificio che fino alla fine del secolo successivo era dedicata a San Procopio. Le pareti dell’abside sono affrescate con dipinti dei Dodici Apostoli, di un Cristo Pantocreatore, dei Quattro Evangelisti e di un Vescovo (che potrebbe essere proprio San Siro). Nei secoli vi furono vari ampliamenti e alcune ristrutturazioni, che hanno conservato della struttura originale solo l’abside semicircolare e il campanile in stile romanico. Le ultime modifiche (coro e apertura delle finestre con arco acuto) sono state fatte a fine ‘800. Da qui si gode di una splendida veduta sulla vallata sottostante, suggestiva in ogni stagione dell’anno.

Strada romana

La zona di Cavedine è ricchissima di reperti risalenti alle diverse epoche della storia dell’umanità. Già in tempi preistorici questo era un luogo di passaggio e una via di comunicazione tra la Valle dell’Adige e il Lago di Garda e senza dubbio ha mantenuto la propria rilevanza anche durante il periodo romano (lo dimostrano numerosi toponimi e i tanti reperti rinvenuti). La “Strada romana” è il percorso che consente di dare evidenza a tutto ciò, scoprendo le testimonianze fornite da alcuni elementi che qui si incontrano (incisioni rupestri, la Cosina, la Fonte romana, la Carega del diaol, ecc.). 

Lungo il percorso dalla Croce di san Siro di Lasino si cammina tra muri a secco, bosco e tratti coltivati. Ad un certo punto d un crocevia si gira a sinistra verso la Cosina di Stravino, una cavità naturale aperta nel versante est del Monte Brusino, sempre nel comune di Cavedine, provocata dall’erosione della roccia calcarea. Scoperta ad inizio ‘900, sembra risalire tra la fine dell’età del rame e l’età del bronzo antico, successivamente tale luogo offrì riparo ai pastori, che qui accendevano un falò per cucinare e riscaldarsi. Si prosegue lungo il cammino e a poca distanza dal centro di Cavedine, troviamo uno sterrato che conduce alla Fonte romana, una struttura in muratura sotterranea che ospita una grande vasca in pietra per la raccolta delle acque dalla falda freatica. 

Cavedine

Insieme alle sue frazione, Cavedine è un comune molto ricco dal punto di vista sia culturale sia naturale. La Valle di Cavedine, meglio nota come “val del vent” (valle del vento), è caratterizzata da una brezza costante e regala un panorama davvero spettacolare, potendo ammirare il Monte Bondone, il Monte Casala, il Monte Gazza e – sebbene un po’ più lontane – le Dolomiti del Brenta.

Il comune di Cavedine è un sito archeologico, preistorico e romano di notevole interesse, grazie alla presenza della celebre “Strada romana”. Vi sono inoltre abitazioni rustiche signorili, case contadine, ponti, loggiati e scale in pietra; una menzione speciale va a Piazza Italia, autentico esempio di piazza di villaggio in armonia perfetta con le costruzioni del paese.

A Cavedine si trova l’omonimo lago, formatosi per sbarramento a seguito di una frana dai monti Brento e Casale. Il Rimone è il suo immissario artificiale che lo collega ai bacini di Toblino e Santa Massenza. Le sue acque sono limpide e ospitano una varia fauna ittica, facendo del lago una meta interessante per la pesca. Lo sfruttamento idroelettrico del bacino raffredda considerevolmente l’acqua e sebbene il lago sia balneabile è più utilizzato per gli sport come windsurf, vela e kayak. Ad ovest le sponde sono segnate da piste ciclabili e pedonali mentre il lato est è più selvaggio.

Brusino

In paese da visitare senza dubbio la Chiesa dei Santi Rocco, Fabiano e Sebastiano (il primo aggiunto come protettore agli altri due solo dopo le numerose pesti che colpirono la zona nel ‘500), che sorge nella parte bassa del paese. È menzionata nei documenti già dalla prima metà del ‘500. L’interno è composto da una navata centrale e due piccole navate laterali mentre il campanile è in stile romanico e risale alla prima metà del ‘600. A nord si trova la Cappella dedicata ai Santi Carlo e Romedio. Dopo che venne consacrata la nuova chiesa (quella dedicata a San Rocco Pellegrino) del paese nel 1954, questa divenne un deposito agricolo e venne riaperta al culto solo alla fine del ‘900 dopo alcuni restauri.

Brusino rientra nel percorso delle cosiddette “rogazioni”, ovvero le processioni, oggi non più in uso, che venivano fatte compiendo un anello nella zona circostante per propiziare gli esiti del raccolto e proteggere la comunità da folgori, tempesta, malattie, fame e guerra. 

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